Un ventennio di indagini archeologiche e di scavi di superficie hanno ricostruito la storia "perduta" del lembo di territorio compreso tra le Cerbaie e l'antico alveo del lago di Bientina. L'apertura di un Museo ad Orentano, nei locali del vecchio Teatro, organizzata e gestita dal Comune di Castelfranco di Sotto (Pi) con il contributo della Soprintendenza Archeologica per la Toscana e voluta fortemente dal Sindaco Graziano Turini, ha permesso di rendere visibile al pubblico un patrimonio di grande interesse archeologico. Strumenti in pietra, ceramiche, metalli, monete rappresentano la testimonianza della presenza di gruppi umani, che dal paleolitico inferiore fino al IV-V secolo d.C., si stanziarono nella zona compresa fra il margine orientale della piana, attraversata da un ramo del fiume Serchio, ed i rilievi collinari che la circondano. Il Museo è inoltre arricchito da pannelli didattici e plastici ricostruttivi che aiutano a comprendere l'evoluzione della storia più antica del territorio di Orentano.
Paleolitico
La prima sezione della mostra, dedicata alla Preistoria, illustra l'industria litica dai semplici strumenti in pietra scheggiati del Paleolitico Inferiore appartenenti a "Homo Erectus",alle punte, raschiatoi e coltelli elaborati nel Paleolitico Medio dall'uomo di Neanderthal, vissuto dai 120 ai 40 mila anni fa.
Del Paleolitico Superiore sono degli strumenti in pietra più complessi elaborati da "Homo Sapiens Sapiens, provenienti da numerosi insediamenti precari situati sulle propaggini delle Cerbaie.
Neolitico
Questo periodo è testimoniato dal ritrovamento di strumenti in ossidiana, da una splendida ascia in pietra levigata e da punte di freccia di raffinata tecnologia.
Età del Bronzo
Da un minuscolo insediamento di poche capanne, posto sul pendio che guarda la piana, provengono alcuni frammenti ceramici utilizzati da un gruppo di pastori durante i soggiorni stagionali. In questo territorio ancora selvaggio si colloca il ritrovamento dello scheletro, pressochè integro, di una donna adulta morta nel 1200 a.C., ricomposto nella mostra
Età Etrusca
In questo periodo, tra il IX e il V secolo a. C., lungo i rami dell'Auser (antico nome del Serchio) si assiste ad un considerevole aumento degli insediamenti umani. I reperti provengono dall'abitato di Ponte Gini, riportato alla luce dagli scavi della Soprintendenza Archeologica tra il 1983-86. Significative testimonianze di questo periodo sono: monili in bronzo e pasta vitrea, monete, strumenti d'uso, anfore vinarie e vasellame fine da mensa.
Età Romana
Suggestivi manufatti ritrovati nello scavo di un importante tracciato stradale e di un ponte - costruito su un ramo dell'Auser - impiantato su pile ancora in buona parte conservate, testimoniano la notevole attività di lavorazione del legname e l'uso di cavalcature.
Le ceramiche indicano lo sfruttamento del tracciato dall'età Augustea al IV secolo d.C., periodo di insediamento romano nella piana dell'Auser. Infine le capanne di pastori scoperte ad Orentano (Corte Carletti) e ricostruite all'interno della mostra.